Woodstock compie 50 anni: il concerto che identificò una generazione

di Daniele Pace 338 views0

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Niente più di Woodstock ha identificato una generazione e il rock & roll. Woodstock da allora non è più una località nello Stato di New York, ma il simbolo di un’era, di un modo, di una generazione che veniva dal ‘68 ma ancora non si era misurata.

E lo fece tra il fango di una fattoria, quando si contarono mezzo milione di persone sotto il segno della pace e dell’amore, ad ascoltare i migliori che l’America poteva offrire, ma anche tanti sconosciuti, in una tre giorni iniziata a il giorno di Ferragosto di 50 anni.

Woodstock è stato il primo mega-raduno di star, anzi, è stato il mega-raduno. C’erano stati già dei festival, ma Woodstock fu il festival. La gente fu chiamata a La Fiera della Musica e delle Arti di Woodstock, ma in realtà fu chiamata ad un evento storico.

Storico per la musica non solo rock, e storico per il nascente movimento hippie. Nessuno li aveva mai visti tutti insieme, come quel giorno, in cui ci si rese conto della grandezza del fenomeno.

Woodstock: storia di un mito

Un ventenne fu il protagonista di quel pezzo di storia del Novecento, Michael Lang, che chiamò le migliori band del momento, ma anche artisti sconosciuti. Tra Santana, Jimi Hendrix e Joan Beatz di esibirono tanti che devono a Woodstock il successo. In tanti quelli che possono dire “io c’ero” alla ‘tre giorni di pace e musica’, ma il vero protagonista fu il pubblico.

Nonostante lo spostamento della location a pochi giorni dall’evento, arrivarono in centinaia di migliaia, intasando le strade, lasciando l’auto dov’era perché non si riusciva più a proseguire, quel giorno che cambiò la storia.

Non c’era internet, eppure Lang riuscì a raccogliere mezzo milione di persone sotto il segno dell’amore e della musica. E fu un bene il cambiamento della location, visto che quella che poi venne rifiutata, per paura degli hippie, era troppo piccola.

Con delle semplici inserzioni sui giornali, la mattina prima dell’evento erano arrivate già 60mila persone, per dormire fuori e aspettare il grande giorno. Così tante che chi arrivò dopo dovette raggiungere il posto a piedi.

Era il giorno in cui non contava il colore della pelle, l’estrazione sociale o l’ideologia politica. Bastava solo credere nell’amore, tra fratelli, contro la guerra, per la musica.

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